Abruzzo a picco, la Cna: «Imprese mai così male in 10 anni»

TERAMO – In Abruzzo, nel terzo trimestre di quest’anno, le imprese artigiane sono diminuite di 108 unità, registrando il peggior risultato degli ultimi dieci anni e una performance in percentuale tre volte peggiore della media nazionale: -0,31% contro -0,13%. Tiene solo il Pescarese, mentre vanno male le altre tre province. Tra la fine del 2010 e lo scorso settembre sono andati persi ben 6mila posti di lavoro. E’ quanto emerge da uno studio condotto dal ricercatore Aldo Ronci per conto della Cna regionale. A livello regionale, le variazioni non sono state omogenee: -44 unità all’Aquila, -32 a Teramo e -40 a Chieti, mentre solo Pescara viaggia in lieve controtendenza, con +8 unità. I risultati negativi del terzo trimestre aggravano ulteriormente la caduta registrata dall’inizio dell’anno: all’appello mancano ben 849 imprese artigiane, di cui 285 nel Chietino, 255 nel Teramano, 201 nell’Aquilano e 108 nel Pescarese. Lo studio evidenzia inoltre come il saldo generale delle imprese abruzzesi, pari a -384 unità, se non ci fosse l’artigianato sarebbe addirittura positivo. Tra i settori che soffrono di più vi sono le costruzioni (-503 unità), l’industria (-181), i servizi (-118) e i trasporti (-58). Sottolineando che "l’artigianato, per un decennio motore dello sviluppo abruzzese, ha esaurito la sua spinta propulsiva", il direttore regionale della Cna, Graziano Di Costanzo, si sofferma sulla necessità di "una decisa accelerazione nella capacità di erogare i fondi pubblici destinati alle imprese da parte della Regione" e su quella di "abbattere la pressione fiscale". Il direttore definisce, inoltre, uno "scandalo" la caduta verticale del comparto delle costruzioni, considerando che anche "l’Aquilano, il più grande cantiere d’Europa, registra una imponente flessione".